“(...) egli lavora costantemente in letizia anche se non gli sono estranei, come ad ogni vero artista, dubbi o pentimenti sull’opera pensata o già in corso di realizzazione.
Gli è che dentro di lui, nel suo spirito, veglia una certezza umile che non lo abbandona mai e lo guida come mano paterna e che, somma grazia per chi la possiede, lo protegge da qualsiasi sbandamento nel campo tanto travagliato e contraddittorio delle arti contemporanee.
Allenato ancora giovanissimo, in compagnia del fratello maggiore, alla dura fatica della bottega del padre orafo e scultore, egli ama il lavoro e soltanto a questi, nella quotidiana applicazione, chiede il soccorso alla realizzazione delle sue composizioni sacre e delle narrazioni delle vite dei Santi: rifuggendo dai facili estetismi come dalle superflue preoccupazioni, oltremodo ostentate oggidì, di apparire moderni, nuovi, aggiornati, quasi che non d’arte si trattasse ma di moda.
Ma nuovi, cioè vergini, si è nello spirito: chè dallo spirito solamente è possibile il rinnovarsi di ogni cosa, il ridonare ad essa l’aspetto della sua prima apparizione nel mondo.
Questo è anche il segreto e il merito maggiore di Ettore Paganini, quello cioè di aver saputo rivivere in una luce di aperta spiritualità e sincerità i temi antichi e nuovi sempre, del Mistero Cristiano e delle vite dei Santi, accostandosi ad essi come a viva sorgente rivelatrice di vera vita e di un mondo che non ha fine che in Dio medesimo: e di averli poi narrati, quei temi, con la semplicità e l’umiltà di un racconto evangelico.
Le difficoltà della tecnica, quella dello sbalzo e dello smalto su rame cotto a gran fuoco, dal Paganini praticata e approfondita sopra ogni altra nel corso della sua attività, non hanno affatto affievolito od impacciato il fluire del suo discorso artistico, che è andato invece traendo dal mezzo usato maggiore scioltezza ed efficacia tanto da potersi riscontrare nelle opere più recenti del nostro artista una tale pienezza di espressione e di stile da porle fra le più degne fra quante vengono prodotte in questo particolare settore artistico in Italia e fuori.
Artigiano egli ama definirsi, come da artigiano è il trascorrere delle sue giornate intento al proprio lavoro accanto alla sua famiglia, protetto dalla amorosa vigilanza della moglie, sua compagna, un tempo, di studi a Brera, la quale non di rado, quando il maggiore impegno dell’opera lo richiede - paliotto o pala d’altare o tabernacolo od altro - non tarda ad intervenire a prestargli aiuto e collaborazione.
Artigiano come lo furono la maggior parte degli artisti del medioevo, gli anonimi pittori delle grandi vetrate nelle cattedrali del XII e XIII secolo in Francia, fonti inesauribili quest’ultime, ancora, di bellezza e di mistica luce, nonché di amore e di profonda dedizione alla gloria del Signore.
Artigiano cui non sono ignoti i temi più che i problemi del nostro tempo e della nostra società, che dall’arte attendono chi li interpreti e ne evochi per tutti il fondo di speranza e di carità, di amore e di infinita fiducia in un mondo superiore.
In questo clima di consapevolezza e di religioso fervore Ettore Paganini prosegue la sua strada, al di fuori di ogni cerchia artistica, pago ognora di sentirsi uomo fra uomini, come in famiglia si sente sposo e padre fra i suoi cari, ai quali può sempre donare il racconto mirabile delle sue storie e delle sue figurazioni”.
Cristoforo De Amicis
(da Diocesi di Milano dic. 1964 n. 12 anno V)
Paganini compì i suoi studi artistici all'Accademia delle Belle Arti di Brera e intendeva intraprendere la professione di pittore.
L'educazione e l'esempio familiare del padre cesellatore, la sua profonda sensibilità artistica figurativa e coloristica, le sue capacità tecniche lo portavano lì.
I suoi studi e le sue inclinazioni dovevano però incanalarsi in una strada molto particolare: la tesi di laurea su "Lo smalto nei secoli" segna la svolta fondamentale nella sua vocazione professionale.
Forse una curiosità che crescendo diventa passione e una sfida tecnico-artistica sempre più coinvolgente indirizza la sua attività di pittore declinandola sempre di più nel campo dello smalto a gran fuoco su rame.
L'arte dello sbalzo su rame, appresa a bottega dal padre Andrea cesellatore, e il suo profondo senso religioso completano uno skill artistico e umano che lo porta sempre più spesso e sempre meglio a cimentarsi appunto in opere di arte sacra, dalle piccole suppellettili ai paliotti d'altare, alle grandi vetrate e a intere cappelle di isituti.
Temi come ritratti di santi, storie di vite dei santi, Crocefissi, Madonne con bambino, episodi del Vangelo diventano il banco di prova delle sue capacità figurative e tecniche.
Le sue prime esposizioni personali (dal 1949 in avanti) già ne sono testimonianza e questa del sacro diventa sempre più la cifra peculiare della sua preziosa espressione artistica.
L'incontro col pittore Dandolo Bellini, fondatore della Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei di Villa Clerici, e i sacerdoti cui lo avvicinerà, mons. Giuseppe Bicchierai e don Giovanni Rossi - fondatore della Pro Civitate Christiana di Assisi - sono per lui decisive nel dare a quella prima svolta verso l'espressione artistica del sacro, profondità teologica, padronanza iconografica e un carattere definitivo.
Nel 1957 Ettore Paganini lascia a Pia Bruzzichelli, collaboratrice di don Giovanni una testimonianza sull’Arte Sacra Contemporanea.
Scrive: “L’Artista è colui che sa captare vita anche nelle cose insignificanti. Per l’Arte Sacra generale, in particolare di Gesù Cristo il problema è più complesso. Va aggiunto, all’Artista un fattore nuovo tanto semplice e tanto difficile da ottenere! La purezza d’animo ben completata da una grande fede. Solo con questo potrà partecipare ed esprimere il mondo Divino. Sono convinto che tutti i Santi se fossero stati dei pittori, dei musici, dei poeti sarebbero stati i più grandi Maestri d’Arte Sacra. Perciò concludo con questo mio pensiero: il Capolavoro Cristiano si otterrà con l’unione di una grande anima d’Artista e di una grande fede in Dio”. (17/03/1957).
Gli altri incontri fondamentali che consolidano questo taglio particolare della sua attività offrendogli ulteriori occasioni di realizzare opere sempre più complesse sono il succitato mons. Bicchierai, vulcanico organizzatore della carità ambrosiana e fondatore di diverse opere per le quali spesso chiama Ettore a collaborare, il Cav. Cicogna industriale tessile (Chatillon), benefattore e magnate della Pro Civitate Christiana di Assisi e committente degli arredi sacri della Cappella Chatillon in via Conservatorio a Milano (oggi introvabile) e due argentieri milanesi Politi e Creperio che sono di volta in volta committenti, intermediari o collaboratori di Ettore.
La Milano di fine anni '50, inizio anni '60 è poi un grande cantiere per l'espansione della città che la sollecitudine pastorale dei cardinali Schuster, Montini e Colombo provvederanno di nuove parrocchie secondo un piano di costruzioni (link) molto articolato e nelle quali Paganini avrà modo di apportare la ricchezza del suo contributo.
Anche la collaborazione con Alessandro Grassi di Vetrate Artistiche, per il quale disegnerà numerosi bozzetti da tradurre nel magico mondo del vetro policromo soffiato, saranno una occasione formidabile di esercitare la sua professione cimentandosi in opere grandiose.
La sua stessa parrocchia di Gesù Buon Pastore e s. Matteo Apostolo a Milano è l'esempio più maturo, prezioso e completo della sua opera iconografica sacra. Da non dimenticare anche un altro canale di sbocco molto particolare per la sua arte sacra: quella dei monumenti funebri - eredità paterna che non disdegnava - di cui i cimiteri cittadini milanesi e non solo - conservano diverse testimonianze.
Cimitero Monumentale di Milano - Monumento fam. Sirtori- 4 episodi Vita di Gesù
Fino alla fine della sua vita realizzerà opere di arte sacra e contribuirà col suo pensiero e il suo consiglio alla Commissione di Pastorale Liturgica della Diocesi di Milano.
© 2015 Ettore Paganini